Transizione 5.0 e imprese friulane, c’è ancora strada da fare
Pubblicati i risultati dell’inedito questionario ideato dalla Cciaa, cui hanno risposto 200 imprese. Le imprese solo in parte sono consapevoli e hanno investito sulla trasformazione che unisce innovazione, tecnologia e sostenibilità, anche se sono fiduciose che possa apportare benefici all’economia.
Transizione 5.0 e imprese friulane: il “feeling” non sembra essere ancora scattato, ma c’è comunque fiducia nella potenzialità di questo cambiamento, che mette a sistema innovazione, trasformazione digitale e sostenibilità per lo sviluppo dell’economia.
Se il 36% dichiara infatti di avere consapevolezza moderata o elevata (quest’ultima per il 7,5% delle rispondenti) sulla transizione 5.0, un altro 35% afferma di esserne poco consapevole e il 29% di non esserne consapevole.
Nonostante ciò, per quasi la metà delle aziende rispondenti (47,5% a risposta multipla), la Transizione 5.0 porterà maggiore efficienza operativa, per il 34% un miglioramento del benessere lavorativo, per il 25,5% un aumento della produttività e secondo il 23,5% del totale avrà un impatto positivo sulla sostenibilità ambientale.
Il dato emerge dall’inedita e recentissima indagine realizzata in via diretta dalla Camera di Commercio Pordenone-Udine, proposta alle attività produttive del territorio «con l’obiettivo – spiega il presidente Giovanni Da Pozzo – di realizzare, come Camera, servizi e attività di informazione, formazione e supporto più aderenti possibile alle reali esigenze degli imprenditori su questa che è una sfida fondamentale da affrontare subito».
L’indagine si è svolta nel periodo 1-20 ottobre ed è stata utilizzata la metodologia Cawi (Computer Assisted Web Interview).vSono state 200 le imprese rispondenti, così distribuite per settore: 26,5% servizi, 18,5% commercio, 14% agricoltura, 10,5% industria, 4% turismo, alloggio, ristorazione e 26,5% altro. I rispondenti appartengono per il 47% alla fascia d’età 51-65 anni, per il 31% a quella 36-50, il 14% sono over 65, il 7,5% ha tra i 25 e i 35 anni, lo 0,5% è under 25.
Le domande del questionario, elaborato dal Centro Studi e dall’ufficio Innovazione, sostenibilità e progetti di sviluppo dell’ente camerale, si focalizzano su quattro tematiche: consapevolezza e adozione delle tecnologie della Transizione 5.0, Investimenti nella Transizione 5.0, formazione e competenze, e infine supporto e servizi della Cciaa.
Il 44,5% delle imprese rispondenti non ha implementato tecnologie connesse alla Transizione 5.0, invece circa un terzo delle imprese (34%) ha già implementato sistemi di gestione dei dati (big data, cloud). Ancora: l’11% ha già attivato tecnologie di intelligenza artificiale, il 9% quelle legate all’Internet of Things, il 7% connesse all’automazione industriale, il 5,5% alla realtà aumentata e virtuale, l’1,5% alla robotica collaborativa. Tra coloro che le hanno implementate, il 31% ha segnalato difficoltà connesse ai costi elevati, il 25% competenze interne limitate, il 21% problematiche di sicurezza e privacy, il 17% la mancanza di infrastrutture adeguate, il 16% la resistenza al cambiamento. Vengono segnalati anche mancanza di personale, di informazioni e di consulenza a livello locale.
Per quanto riguarda l’Ai nello specifico, dall’indagine risulta che l’89% delle aziende rispondenti non utilizza soluzioni basate su di essa: nel 63,5% dei casi non ha previsto di utilizzarle nemmeno in futuro, il 25,5% del totale sta invece esplorando questa possibilità.
Solo l’11% le utilizza parzialmente, nessuno le utilizza in modo esteso. Un terzo delle rispondenti (33%) pensa che l’Ai potrebbe offrire maggior valore nel marketing e nelle vendite, il 29% nel servizio clienti, il 22,5% nella ricerca e sviluppo, il 21,5% nella logistica, il 20% nella produzione (possibilità di risposta multipla).
Negli ultimi 3 anni il 77,5% delle imprese rispondenti non ha effettuato investimenti in Transizione 5.0.
Tra quelle che li hanno effettuati, il 15,5% ha investito meno di 10mila euro, il 4,5% tra i 10mila e i 50mila e solo l’1% tra i 50mila e i 200mila e l’1,5% più di 200mila euro. Neanche per l’immediato futuro le percentuali sembrano discostarsi molto: guardando ai prossimi 3 anni, il 70,5% delle imprese rispondenti non prevede di effettuare investimenti in Transizione 5.0.
Al momento dell’indagine solo il 3% delle imprese rispondenti ha beneficiato di agevolazioni o incentivi fiscali per l’introduzione di queste tecnologie.
Per quanto riguarda infine le attività che le imprese farebbero volentieri in Camera di Commercio sul tema, ci sono corsi di formazione specifici (54,5%), consulenza su finanziamenti e incentivi (52%), assistenza normativa e legale (31,5%), networking con altre imprese (13,5%), supporto nella ricerca di partner tecnologici (8,5%).
Quasi la metà delle rispondenti (45,5%) sarebbe interessata a partecipare a eventi o workshop sul tema.
Si richiedono soprattutto servizi formativi su: gestione del cambiamento digitale (40%), Ai e automazione (36,5%), sostenibilità e innovazione ambientale (29%), soft skills (17,5%).
Sono inoltre ritenuti di interesse i temi della privacy e della cybersecurity.
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