Un conflitto tra Occidente libero e autocrazie destinato a durare fino all’autunno
Paniccia (Asce) e Locatelli (Limesonline) all’incontro "2022: una nuova era geoeconomica", organizzato dalla Camera di commercio di Pordenone-Udine mercoledì 23 maggio in Sala Valduga
Non una guerra tra Russia e Ucraina, ma un conflitto tra Est e Ovest del mondo, tra Occidente libero e autocrazie.
Una guerra che non si deciderà per via diplomatica, ma dall’assetto militare sul campo. Una guerra su cui, una volta che si sarà conclusa, l’Italia e il Nordest in particolare potranno esprimere un ruolo forte e strategico, a partire da quell’asse Adriatico a lungo trascurato, da noi stessi e dall’Europa.
Arduino Paniccia, presidente di Asce, Scuola di competizione economica internazionale di Venezia, è stato protagonista dell’incontro organizzato dalla Camera di commercio di Pordenone-Udine assieme a Niccolò Locatelli, coordinatore di Limesonline, il sito della rivista italiana di geopolitica Limes.
L’evento, moderato dal direttore di Messaggero Veneto e Il Piccolo Omar Monestier, titolava volutamente con una domanda aperta, a cui cercare, con l’aiuto degli esperti, di trovare riflessioni e risposte: "2022: una nuova era geoeconomica?".
"Una domanda - ha spiegato il presidente camerale Giovanni Da Pozzo - che ci stiamo ponendo costantemente visti gli eventi in cui ci troviamo coinvolti almeno dal 2020. Una pandemia globale con cui solo di recente stiamo imparando a convivere e che ha messo in discussione le fondamenta della nostra società, abbattendosi sull’economia in modi inattesi.
Smart working e spinta al digitale, interi settori sottoposti a chiusure o comunque sconvolti dalle disposizioni normative e dalle nuove regole della convivenza, noi stessi distanziati e isolati a lungo. Tante persone care scomparse a causa del virus. Dopo due anni di "resistenza" ci troviamo con condizioni di vita e lavoro radicalmente mutate, esigenze nuove per le imprese, mancanza di materie prime, costi lievitati, mercato del lavoro in condizioni inedite. A due anni esatti dall’inizio della pandemia, è cominciata la guerra in Ucraina, mandando in pezzi una pace che l’Europa aveva assicurato per decenni. Ecco nuovamente in crisi i delicati equilibri geopolitici a cui la globalizzazione ci aveva "abituati": ancora non sappiamo quali saranno gli esiti a lungo termine, ma gli effetti si stanno già riverberando pesantemente sulle vite di tutti, con l’emergere di nuove aree geopolitiche e Paesi di influenza".
Il ruolo della Turchia, quello della Cina (che "ha fatto troppo a lungo il poliziotto buono lasciando alla Russia fare quello cattivo", ha detto Paniccia) evolvono affiancati al mutare della situazione in Ucraina, dove per Paniccia non abbiamo ancora toccato l’apice e si arriverà almeno all’autunno. "Deve entrare in campo una forza internazionale di pace", ha evidenziato il professore e pur riconoscendo che questa soluzione potrebbe comunque portare dei problemi, può essere un primo step inevitabile.
Per Locatelli ci sarà bisogno prima di un accordo fra Usa e Russia, con il coinvolgimento da parte statunitense anche, possibilmente, di altri Paesi strategici dell’Europa. Per la fine delle ostilità - che non sia prodromo di altre ostilità - è non andare oltre il Donbass, un’area, Luhansk e Donetsk, a cui poter arrivare a garantire un livello di autonomia molto ampia e, nel lungo periodo, un referendum.
Per entrambi gli esperti, il problema comunque non è affatto tra Russia e Ucraina, ma tra due mondi che non potevano più far finta di andare d’accordo. Putin ha "semplicemente" aperto il vaso di Pandora. Ma ogni conflitto, ha sottolineato il professore, finisce e da lì "nascono strategie e patti" in cui il nostro Paese non dovrà perdere l’occasione di avere da dire.
Le conclusioni sono spettate all’assessore regionale Sergio Emidio Bini (comunicato completo da Arc). "La libertà nella storia è stata conquistata con guerre e sacrifici. Oggi dobbiamo continuare a difenderla senza farci ammaliare da regimi autoritari. Ci sono due blocchi - ha detto Bini - che si stanno scontrando a livello ideologico prima che economico; la globalizzazione può funzionare solo se le regole del gioco sono uguali per tutti e per l'occidente il sistema di regole è la democrazia".